Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 12 dicembre 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Il 25HC inibisce potentemente la replicazione di SARS-CoV-2 e si candida come nuovo farmaco. Il gene dell’enzima colesterolo 25-idrossilasi (CH25H) è un gene stimolato da interferone (IFN), che ha mostrato un’ampia attività antivirale contro i virus capsulati. Ruochen Zang e colleghi hanno condotto uno studio che ha rilevato e dimostrato la capacità del 25HC (25-idrossicolesterolo), prodotto enzimatico derivato dall’espressione di CH25H, di impedire la replicazione di SARS-CoV-2. In particolare, il 25HC internalizzato si accumula nei tardi endosomi, restringe la fusione di membrana della proteina spike del virus, attraverso il blocco dell’export di colesterolo, e così blocca la replicazione di SARS-CoV-2. L’efficacia rilevata suggerisce la possibilità di sperimentare nuovi farmaci derivati da questa molecola. [Cfr. Zang R., et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2012197117, 2020].

 

Nuovo anticorpo monoclonale umano contro SARS-CoV-2 con alta efficacia profilattica. Dimiter Dimitrov e colleghi hanno identificato un anticorpo monoclonale totalmente umano (Ab1) in grado, quando somministrato prima del cimento col virus, di inibire potenzialmente la replicazione di SARS-CoV-2 ACE2-adattato in topi BALB/c e di inibire ugualmente la replicazione di SARS-CoV-2 nativi in topi transgenici esprimenti l’ACE2 umana e nel criceto. Ab1 è stato poi somministrato dopo l’infezione per testarne le potenzialità terapeutiche: nel criceto si è rilevata una certa capacità di bloccare la replicazione, ma con un effetto significativamente inferiore a quello registrato nell’uso profilattico.

Ab1 è altamente specifico e non si lega a proteine associate alla membrana delle cellule umane. Ha rivelato, inoltre, buone proprietà ai fini dello sviluppo, inclusa la completa mancanza di aggregazione. Questi dati indicano una potenzialità soprattutto profilattica, ma anche terapeutica di Ab1 nella COVID-19. [Cfr. Wei Li et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2010197117, 2020].

 

SARS-CoV-2 ha indotto una sindrome di Guillain-Barré e altre complicanze letali in un paziente. Luciano Ferraris, Giuseppe Sala, Stefano Casalino, Luigi Losurdo e Valentino De Filippis, facenti capo alle unità anestesiologiche e di terapia intensiva dell’Istituto Clinico Città Studi e dell’Ospedale Militare di Milano hanno rilevato, in un paziente affetto da COVID-19 che non presentava segni di laboratorio indicanti la possibilità di complicanze, lo sviluppo di una trombosi dell’arteria mesenterica, di un’endotelite intestinale microvascolare e di una sindrome di Guillain-Barré. Le complicanze hanno portato a morte il paziente che aveva superato l’emergenza respiratoria. [Cfr. Ferraris L. et al., Case Reports Cureus – AOP doi: 10.7759/cureus.11326, 2020].

 

Un caso atipico di Malattia di Creutzfeld-Jacob (CJD) in una donna di 52 anni. La CJD o Encefalopatia Spongiforme Subacuta è una grave malattia neurodegenerativa da prioni clinicamente costituita da una demenza rapidamente progressiva e fatale. Tre decadi or sono si ebbe in Europa, a partire dalla Gran Bretagna, una piccola epidemia di una variante (vCJD) che esordiva spesso in età giovanile (età media 27 anni) fra persone che avevano mangiato carni bovine portatrici della proteina prionica attivata (“malattia della mucca pazza”), secondo la modalità di trasmissione alimentare che era stata rilevata nel Kuru degli indigeni della Nuova Guinea, malattia dovuta al pasto cerimoniale del cervello di defunti in un macabro rituale cannibalistico che portava all’ingestione di prioni contenuti nei cervelli contaminati.

Una donna di 52 anni è stata ricoverata per uno stato epilettico durato 40 minuti, e dopo due settimane è stata dimessa con diagnosi e terapia dell’epilessia; quattro giorni dopo è stata ricondotta in ospedale perché si era smarrita in un parco per perdita di orientamento nello spazio. Dopo un esame mediante MRI, che ha mostrato un quadro del tutto atipico, le indagini di laboratorio hanno rivelato la CJD. Il National Prion Disease Surveillance Center ha verificato il caso e confermato la diagnosi. [Cfr. Qamar M. S. et al., Case Reports Cureus – AOP doi: 10.7759/cureus.11294, 2020].

 

Disturbo Bipolare (BD): il monitoraggio mobile in tempo reale fornisce una guida per la terapia e future direzioni della ricerca. La possibilità di registrazione mobile in tempo reale dei dati sta consentendo di tracciare profili di emozioni, comportamenti e ritmi biologici, rilevandone le influenze contestuali momento per momento, fase per fase, circostanza per circostanza. Con questo approccio si sta studiando la fenomenica psicopatologica principale del BD, con i suoi cambiamenti di stato funzionale (umore, esecutività, ecc.) e con l’espressione dei tratti nella versione del singolo paziente; allo stesso modo si può monitorare l’efficacia dei trattamenti. Gideon Dunster e colleghi hanno esaminato tutti i principali studi condotti con questa metodica in una rassegna esaustiva, che ha incluso lavori realizzati con tecnologie mobili sia passive che attive.

In particolare, sono emersi dati significativi sul ruolo dei sistemi circadiani e sulla configurazione dei pattern di sonno e attività motoria.

Gli esiti di oltre 25 studi convergono nel rilievo di una vasta gamma di disturbi del sonno, particolarmente per eccesso di lunghezza e variabilità dei pattern fisiologici, alterazione dell’attività motoria, mediamente più bassa e con variazione di fasi significativamente superiore alla norma, un particolare spostamento in avanti del picco di attività e del punto temporale medio del sonno. Quest’ultimo rilievo concorda con la frequente osservazione clinica, come dicono gli autori della rassegna, di un “orientamento verso la sera” dell’assetto funzionale collegato alla vita di relazione.

Le forti associazioni fra domini, rilevate grazie a questo sistema di monitoraggio, suggeriscono alla ricerca futura di focalizzarsi, per identificare le vie biologiche comuni alla base delle interrelazioni, su sonno, attività motoria e pattern circadiani. Il monitoraggio mobile ha consentito di sviluppare nuovi strumenti di analisi funzionale che permettono di derivare rappresentazioni dinamiche multilivello individualizzate dei ritmi dei vari sistemi regolatori omeostatici. Questi strumenti multimodali possono fornire informazioni utili per interpretare le basi dell’eterogeneità clinica dei disturbi bipolari. [Cfr. Gideon P. Dunster, et al. Neuropsychopharmacology – 46, 197-208, 2020].

 

La vulnerabilità cognitiva alla sindrome metabolica (MetS) si scopre già nella mezza età. La sindrome metabolica MetS è costituita da un blocco di fattori di rischio cardiologico associati con declino cognitivo. Janelle T. Foret e colleghi hanno ipotizzato e dimostrato che un alto numero di fattori della MetS già durante l’età media della vita possono determinare una minore efficienza della funzione esecutiva (EF), che dipende strettamente dai lobi frontali, particolarmente vulnerabili alla patologia cardiovascolare. Lo studio, condotto su 197 adulti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, ha dimostrato che il rischio può essere rilevato già nella mezza età, e suggerisce un training cognitivo preventivo nei soggetti potenzialmente a rischio. [Cfr. Foret J. T. et al., Arch Clin Neuropsychol. AOP – doi: 10.1093/arclin/acaa112, 2020].

 

Terapia della luce (Bright Light Therapy, BLT) per la depressione in gravidanza. Gli effetti antidepressivi della luce solare sono noti da tempo e la BLT è impiegata ormai da molti anni in psichiatria a scopo preventivo e terapeutico, rispettivamente in stati di stress cronico e nelle sindromi depressive. L’11%-13% delle donne in gravidanza è affetto da depressione e il trattamento con BLT consente di evitare i rischi connessi alla terapia farmacologica. Babette Bais e colleghi dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam hanno condotto uno studio su 67 gestanti diagnosticate di disturbo depressivo secondo i criteri del DSM-5, ripartendole in due gruppi, uno trattato con BLT (9.000 lux) e l’altro con DRLT (100 lux) fungente da placebo. Effetti positivi, con significativa riduzione dei sintomi, sono stati rilevati per entrambi i tipi di luce, ma il placebo ha fatto registrare un’efficacia superiore alla BLT. L’interpretazione di questo risultato non è semplice; tuttavia, in attesa di nuovi studi, crescono i dubbi sull’impiego della luce in questa indicazione. [Cfr. Bais Babette, et al. BMJ Open, 10 (10), 2020].

 

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BM&L-12 dicembre 2020

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